Il mondo dei pediatri mi ha sempre affascinato e incuriosito, sono il primo contatto con le famiglie, un punto di riferimento per la crescita di un bambino. Il loro ruolo è sicuramente trasversale, nel senso che non solo supportano i genitori dal punto di vista medico, ma anche attraverso un percorso costante di sostegno allo sviluppo del bambino, sia fisico che culturale.Ho avuto conferma di tutto ciò a Cortona, dove ho partecipato al convegno nazionale dell’Associazione Culturale Pediatri, con un intervento dedicato ai Giochi Allenamente.
Diritti e salute sono state le parole chiave che hanno accompagnato queste giornate di lavoro, e ancora una volta mi sono reso conto di quanto il nostro progetto possa creare dei ponti tra coloro che si occupano di bambini, nel senso dello sviluppo cognitivo, dell’apprendimento e del benessere.
Molte sono le riflessioni che ho fatto e desidero condividere con voi tre spunti che mi piacerebbe commentaste.
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Ritengo che il pediatra possa in qualche modo rivalutare il rapporto con il gioco del bambino, ma anche del genitore/adulto che gioca CON il bambino. Ho evidenziato il “con” perché sempre più spesso al gioco è data una delega in bianco da parte degli adulti, si è persa la condivisione di momenti ludici. In questo senso il pediatra potrebbe fornire idee e spunti che sarebbero funzionali alla crescita del bambino, sia per i più piccoli che per i più grandi, con percorsi di gioco legati ad allenare la mente nel modo più ampio. Una bella azione è quella proposta a Modena, dove anche i giochi da tavolo sono stati proposti ai genitori e bambini attraverso la mediazione dei pediatri.
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L’autorevolezza dei pediatri dal punto di vista medico è una chiave fondamentale per spiegare ai genitori e poi ai bambini più grandi il funzionamento del cervello, seguito da proposte ludiche che possano essere gratificanti sia per i piccoli che per i più grandi. Un po’ come accade per il progetto “Nati per Leggere” si potrebbero dare ai genitori spunti di gioco, penso ad esempio a quelli dedicati alla logica o all’osservazione che ho già proposto in questo blog, oltre naturalmente ai libri e ai giochi da tavolo. In questo modo riuscirebbero a fornire strumenti per conoscere meglio se stessi e di conseguenza tracciare una strada verso due condizioni necessarie per la crescita di una persona: la consapevolezza e l’autostima.
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Allo stesso modo che con i genitori si potrebbe svolgere un percorso dedicato al cervello nelle scuole. Già in molte scuole la presenza dei pediatri è costante e svolge un ruolo molto importante, la mia idea è che si possa dare ulteriore valore aggiunto a questa collaborazione, creare una sinergia tra agenzie educative e medici, dotare di valenza scientifica l’idea che imparare ad imparare debba passare dal piacere e dalla motivazione. Un percorso che potrebbe anche essere un ulteriore tassello di quell’acquisizione di competenze di cui si parla tanto.
Credo che un primo passaggio per portare avanti queste idee possa essere quello di creare dei percorsi formativi per i pediatri, in modo da potere integrare le loro grandi competenze medico-scientifiche e relazionali con strumenti ludici che avrebbero anche l’effetto collaterale di facilitare anche la loro relazione con i piccoli pazienti e i loro genitori.
A Cortona è stata un’esperienza davvero gratificante, che mi ha aperto nuovi sentieri da percorrere. Ho trovato persone curiose e disponibili a giocare, con una grande voglia e disponibilità verso una proposta spesso divergente, e non vi nascondo che mi hanno confessato che per i primi minuti non capivano proprio che strada volessi prendere con il mio intervento, ma che poco per volta i pezzi del puzzle si sono composti, sono certo che c’incontreremo presto, anche solo per risolvere insieme l’enigma del Picnic.
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