Rattata, Pikachu, Charmander, dove siete? Dietro al divano? Per strada? All’ingresso del teatro o davanti al museo?
In questi giorni la caccia ai Pokemon non risparmia nessuno, bambini e adulti, figli e genitori, nipoti e nonni. Non nascondo che anch’io ho già scaricato il gioco sul mio smart phone e sono andato in giro con mia figlia alla ricerca dei mostriciattoli. Il sistema di gioco mi ha subito incuriosito, soprattutto l’idea della realtà aumentata che ne viene fuori mi ha stimolato riflessioni dal punto di vista educativo e dell’apprendimento.
Pokemon Go è un ottimo esempio di come un gioco possa stimolare il cervello, allenarlo alla ricerca, al problem solving e perché no alla condivisione. Sono pienamente d’accordo con Jane Mc Gonigal quando dice che la grande forza di questo gioco è che in qualunque momento può accadere qualcosa, e ciò che accade non è solo dentro un cellulare, ma intorno a te.
Alcuni giochi danno la possibilità ai giocatori di salvare mondi interi, e incentivano l’apprendimento del comportamento degli eroi. Cosa accadrebbe se potessimo utilizzare questa capacità del gioco per risolvere problemi del mondo reale? (Jane McGonigal)
Senza mai perdere di vista l’uso esagerato del gioco, che in qualunque caso lo rende poco utile, direi che può essere sicuramente uno strumento adatto a segnare un cambiamento nell’approccio ludico tra insegnamento ed educazione, ecco perché in dieci punti.
- È semplice e veloce da apprendere e soprattutto lo si usa con uno smart-phone, oggetto ormai comune a tutti i ragazzi.
- Usa la realtà aumentata, cioè la possibilità d’integrare la realtà così come la conosciamo con storie, immagini, azioni e narrazioni.
- Può far conoscere luoghi particolari, fare osservare monumenti o strade, ma anche semplicemente far osservare con un nuovo punto di vista il territorio vicino casa.
- Favorisce il movimento. Per far schiudere un uovo nell’incubatrice, il gioco mi ha chiesto di camminare per almeno 5 Km.
- Crea una relazione tra motivazione, attesa, ricompensa piacevole e apprendimento che favorisce la produzione di dopamina, un neurotrasmettitore fondamentale per la nostra vita quotidiana.
- Pone i giocatori dinanzi a delle scelte, a diverse opzioni che portano diversi risultati. Anche solo la scelta della via da percorrere diventa un’opportunità ludica. Tutto ciò favorisce anche una maggiore attenzione al proprio comportamento e alla relazione causa effetto.
- Fa entrare dentro la storia come un’avventura da vivere in prima persona.
- Segna una strada nell’uso del cellulare che va oltre l’isolamento, che spinge i ragazzi per strada e alimenta la relazione e la condivisione. In questo senso può essere sicuramente integrato in un percorso di media education.
- Costringe gli adulti, educatori e insegnanti a scoprire un nuovo mondo, con l’obiettivo di comprendere come e perché i bambini e i ragazzi riescano ad apprendere con elevata motivazione e facilità attraverso un gioco.
- Innova il modo di apprendere, nel senso sia dell’invenzione, cioè la sensazione di creare qualcosa di nuovo, che dell’iterazione, il miglioramento di qualcosa di esistente.
Queste riflessioni fanno rientrare Pokemon Go tra i giochi ALLENAMENTE, soprattutto con riferimento alle potenzialità che può contenere. Immaginate non solo di usarlo in classe o in famiglia, ma anche alle infinite opportunità che un sistema di gioco simile può darci se modificato e integrato con altri argomenti e conoscenze.
E allora? Un semplice e immediato consiglio, chiamate vostro figlio, nipote, alunno e andate insieme a caccia di Pikachu, non ve ne pentirete e soprattutto passerete un bel po’ di tempo insieme giocando.
Parola di LUDOMASTRO!
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